Non posso ormai negare che nel sottosuolo del mio lavoro di ricerca scientifica la riflessione filosofica ha giocato un ruolo fondamentale. Sebbene la demarcazione tra scienza e non-scienza sia ben delineata dal punto di vista epistemologico, come sostenuto da Karl Popper, ritengo che lo studio del pensiero filosofico, libero da pregiudizi e forme più o meno inconscie di dogmatismo, sia essenziale per l'innovazione e l'avanzamento della conoscenza scientifica.
Karl Popper, uno dei più influenti filosofi della scienza del XX secolo, ha spesso sottolineato l'importanza della metafisica come fonte di idee per la scienza. Nella sua opera "Logica della scoperta scientifica" (1934), Popper sostiene che la distinzione tra teorie scientifiche e metafisiche non deve essere vista in termini di valore assoluto, ma piuttosto secondo la loro capacità di stimolare la ricerca scientifica nell'ottica dell'«accrescimento della conoscenza». Egli argomenta che le teorie scientifiche spesso nascono da idee metafisiche che non sono immediatamente verificabili, ma che possono essere successivamente sottoposte a test (controlli) empirici.
In un’appendice della Logica (App. *I) egli sostiene che: «considerando la questione da un punto di vista storico, [la metafisica] è la fonte da cui rampollano le teorie delle scienze empiriche».
Ancora, nella sua Logica tiene a precisare, in contrapposizione ai positivisti e i neopositivisti che basavano la demarcazione tra scienza e metafisica — con l'intento di annientare la metafisica — su criteri di carattere induttivo:
«Non mi spingo neppure tanto lontano da asserire che la metafisica non ha nessun valore per la scienza empirica. Infatti non si può negare che, accanto alle idee metafisiche che hanno ostacolato il cammino della scienza, ce ne sono state altre — come l'atomismo speculativo — che ne hanno aiutato il progresso. E guardando alla questione dal punto di vista psicologico sono propenso a ritenere che la scoperta scientifica è impossibile senza la fede in idee che hanno una natura puramente speculativa, e che talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede, questa, che è completamente priva di garanzie dal punto di vista della scienza e che pertanto, entro questi limiti, è 'metafisica'.»
Popper poi continua descrivendo l'essenza dei suoi intenti epistemologici: «Tuttavia, pur avendo avanzato queste cautele, sostengo ancora che il primo compito della logica della conoscenza e quello di formulare un concetto di scienza empirica allo scopo di rendere I'uso linguistico, ora piuttosto incerto, il piú possibile definito; di tracciare una netta linea di demarcazione tra la scienza e le idee della metafisica, anche se queste idee possono avere favorito il progresso della scienza durante tutta la sua storia.»
Si può evincere, come del resto è noto, che Popper, da una prospettiva epistemologica, ritiene estremamente importante il considerare «il progresso della scienza durante tutta la sua storia» nel tentativo di stabilire una logica dell'accrescimento della conoscenza in generale e della scienza empirica in particolare.
Il tema dell'intrinseca importanza della metafisica è ulteriormente elaborato in "Congetture e confutazioni" (1963), dove Popper discute come molte delle più grandi idee scientifiche abbiano avuto origine da congetture metafisiche. Tali congetture, pur non essendo scientifiche nel senso stretto, hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della scienza. Anche in "Realismo e lo scopo della scienza" (1983), Popper sottolinea il contributo positivo della metafisica nello sviluppo delle teorie scientifiche, affermando che essa può fornire un «quadro di riferimento» entro il quale le teorie scientifiche possono essere sviluppate e testate.
In parallelo, le concezioni di Emanuele Severino sulla necessità di un sapere "fondato" e "incontrovertibile" offrono una prospettiva complementare e teoreticamente avvincente. Severino sostiene che la filosofia deve mirare a un sapere «incontrovertibile», in contrasto con il sapere scientifico, che per sua natura è ipotetico e «controvertibile» — cosa ben chiara anche a Popper —. Ad esempio, in "Essenza del Nichilismo" (1972), Severino discute la differenza tra il sapere incontrovertibile della filosofia e il sapere ipotetico della scienza, che è sempre soggetto a revisione. Severino e Popper concordano su un punto fondamentale, sebbene molto lontani su molti altri punti (e.g., lo status della «contraddizione»): il sapere scientifico è caratterizzato dalla sua fallibilità e dalla continua revisione delle sue ipotesi. Questa differenza di approccio sottolinea l'importanza di integrare la riflessione filosofica nel lavoro scientifico, se non altro per avere contezza dei perimetri in cui si «muove» il pensiero nella sua forma diacronica.
A questo punto si rende necessaria una precisazione. Qui, per questioni di brevità, per «metafisica» si intende un'accezione generale e non puntuale per cui gli asserti metafisici non essendo verificabili non sono «scientifici» e, in particolare, non si sta tenendo presente, quando si cita Severino, che la sua filosofia matura è una forma radicale di superamento della metafisica classica o tradizionale — non è questo il luogo di esprimere un giudizio critico sulla riuscita del superamento —.
Nella attività di ricerca di ogni giorno, tengo certamente sempre presente la distinzione tra scienza e metafisica — e «la logica della scoperta scientifica» è in ciò una guida ineludibile sul versante epistemologico —, ma allo stesso tempo non sottovaluto l'importanza della filosofia in generale. Le idee metafisiche, pur non empiricamente verificabili secondo l'accezione popperiana, possono stimolare nuove ipotesi scientifiche e guidare la ricerca verso nuove direzioni, come lo stesso Popper ci ricorda. Allo stesso modo, la riflessione filosofica rigorosa dal punto di vista teoretico, come quella e.g., di Severino, può aiutare a mantenere una visione critica e fondata del sapere. Possiamo concludere questa breve riflessione asserendo che lo studio del pensiero filosofico, privo di pregiudizi, arricchisce il quotidiano lavoro scientifico, fornendo un contesto più ampio e profondo entro cui operare, innovare e coltivare l'intuizione e la creatività. La filosofia e la scienza, pur distinguendosi per i loro metodi e obiettivi, possono così reciprocamente arricchirsi e avanzare insieme verso una comprensione più completa di ciò che comunemente definiamo «realtà» — fine ultimo dell'essenza di ogni sapere, sebbene ciò non sia sempre in luce.
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