Il 14 agosto 1980 deve essere stato un giorno di caldo torrido in quanto il maestro Severino ha deciso di uscire sul Corriere della Sera con un articolo dal titolo “Oltre la cenere”, dove si parla di legna che brucia, eterno, divenire, scienza, morte e nichilismo. In verità, quello della legna che arde e della cenere che rimane è uno dei cavalli di battaglia del filosofo bresciano utile per evidenziare, in maniera divulgativa rispetto ai suoi scritti tecnici, la “follia” dell’occidente nel considerare qualcosa divenire niente, esempio supremo è la morte che è considerata annientamento. Perché nella comune accezione la legna che arde, una volta diventata cenere, è niente. Severino ribadisce che per il mortale la legna incenerendosi è diventata niente, ma come il cielo notturno tace la sorte del sole che è andato al di là della volta celeste anche la cenere tace la sorte della legna. L’apparire della cenere non dice nulla sulla legna. La legna appare, la cenere pure, ma il divenire (nichilistico) non appare.
Più in là nello stesso articolo Severino, riferendosi evidentemente alla scienza ma anche al nostro sentire comune, riferisce: “E come per conoscere la sorte del sole dopo il tramonto occorrono delle teorie che interpretino ciò che appare e gli attribuiscano quindi proprietà che non appaiono, così per conoscere la sorte della legna, che incenerendosi è uscita dall'apparire, occorrono delle teorie che interpretino il fenomeno dell'incenerirsi e dello scomparire e lo inseriscano in categorie che aggiungono, a ciò che appare, un senso che non è attinto da ciò che appare”.
Severino ha contezza del fenomeno della combustione dal punto di vista scientifico. Di fatti, egli nell’articolo ribadisce: “La maggior esattezza con cui la scienza descrive il fenomeno della combustione non muta la sostanza del discorso, perché se, per il primo principio della termodinamica, con l'incenerirsi di un corpo e addirittura di tutto il nostro pianeta la quantità totale di energia dell’universo non varia, tuttavia quel principio afferma semplicemente la conservazione dell’energia, ma non delle forme in cui di volta in volta l'energia si realizza. Le forme - figure, aspetti, volumi, suoni, colori e ogni altra qualità dei corpi -: tutto questo, anche per quel principio della fisica, non si conserva e diventa niente quando un corpo viene bruciato. La cenere (col calore, il fumo) è appunto la nuova forma in cui esiste l'energia contenuta nel corpo inceneritosi; ma la forma che lo costituisce e per la quale esso era, ad esempio, legna, e non un animale, questa forma, anche per la scienza, con l'incenerirsi del corpo diventa niente. Così, dunque, parlano i mortali, descrivendo il fenomeno della morte, quale si presenta nell’incenerirsi di un corpo. Ma - nonostante sembri quella del buon senso - è la voce della follia”.
Quindi per Severino sebbene la scienza ammetta per principio un qualcosa che si conserva (l’energia totale, la massa), la stessa scienza contempla la trasformazione come variazione di forme. Quindi per il primo principio della termodinamica le forme non si conservano e diventano niente.
Per offrire una rigorosa descrizione di ciò che avviene alla legna di Severino che brucia proviamola a mettere in un contenitore ideale completamente isolato e a dargli fuoco. Il contenitore, idealmente isolato, rappresenta un sistema chiuso in cui non avviene scambio di energia o materia con l'esterno - per la fisica l'intero universo è un contenitore isolato. In questo contesto, la combustione della legna comporta una serie di trasformazioni chimiche e fisiche. La legna, costituita principalmente da composti organici come cellulosa e lignina, reagisce con l'ossigeno (se presente all'interno del contenitore) per formare cenere, anidride carbonica, vapore acqueo e altri prodotti gassosi, mentre rilascia energia sotto forma di calore e luce. Questo processo è un esempio di reazione esotermica, in cui l'energia chimica potenziale immagazzinata nei legami chimici della legna viene convertita in diverse forme di energia. Dal punto di vista della termodinamica, il primo principio, ovvero la legge della conservazione dell'energia, ci assicura che l'energia totale del sistema si conserva durante questo processo. L'energia originariamente presente nella legna sotto forma di energia chimica si trasforma in energia termica, radiante, e nell'energia chimica contenuta nei nuovi prodotti della reazione. Anche se l'energia si trasforma, la quantità totale di energia all'interno del sistema rimane costante. In particolare, nel bilancio energetico, la somma dell'energia chimica iniziale, dell'energia termica e radiante prodotta, e dell'energia residua nei prodotti della combustione e nella cenere è uguale all'energia totale iniziale del sistema. Analogamente, il bilancio di massa richiede che la massa totale dei reagenti (legna e ossigeno) sia uguale alla massa totale dei prodotti (cenere, CO₂, H₂O, ecc.). In parallelo, l'aumento dell'entropia durante la combustione è una manifestazione fondamentale del secondo principio della termodinamica. L'entropia, una misura del disordine o della casualità di un sistema, aumenta naturalmente in processi spontanei come la combustione. I legami chimici complessi e ordinati nella legna si rompono, dando luogo a prodotti con un maggiore grado di disordine. Molecole gassose come anidride carbonica e vapore acqueo, risultanti dalla combustione, sono più disordinate rispetto alla struttura ordinata del legno solido. Questo incremento del disordine è quantificato da un aumento dell'entropia all'interno del sistema. La trasformazione della materia e dell'energia in questo sistema chiuso evidenzia un concetto fondamentale: mentre la quantità totale di energia si conserva (primo principio della termodinamica), la qualità dell'energia cambia. Una parte dell'energia chimica potenziale si trasforma in energia termica e radiante, che si diffonde all'interno del sistema, aumentando l'entropia. In termini di termodinamica, questo significa che non tutta l'energia rilasciata dalla combustione è disponibile per fare lavoro utile, poiché una parte si disperde sotto forma di calore, contribuendo all'aumento dell'entropia. Inoltre, tale processo di trasformazione e dispersione di energia all'interno del sistema chiuso è intrinsecamente legato all'incremento dell'entropia. L'aumento dell'entropia non è solo un indicatore del disordine crescente, ma anche una misura della distribuzione dell'energia nel sistema. Mentre l'energia termica si diffonde, la sua capacità di compiere lavoro diminuisce, poiché si disperde in maniera meno ordinata e più casuale (entropica). Tale aspetto evidenzia un concetto cruciale nella termodinamica: l'energia ha qualità diverse, e non tutta l'energia è ugualmente utilizzabile. L'energia che si disperde come calore ha una qualità inferiore rispetto all'energia chimica potenziale concentrata nei legami chimici. Questa idea è fondamentale nel comprendere la direzione dei processi naturali e la loro irreversibilità: i sistemi evolvono spontaneamente verso stati di maggiore disordine e minor potenziale di lavoro.
Cosa succederebbe se il contenitore non fosse ideale ma permetterebbe uno scambio termico con l’esterno?
Nel caso in cui il contenitore contenente la legna in combustione non sia isolato ma permetta uno scambio termico con l'ambiente esterno, il processo di combustione e la dinamica energetica all'interno del sistema subiscono cambiamenti significativi. La presenza di uno scambio termico implica che l'energia termica generata dalla combustione della legna può essere parzialmente trasferita all'esterno del contenitore. Questo trasferimento di calore altera il bilancio energetico del sistema, che ora deve considerare non solo l'energia generata internamente, ma anche quella scambiata con l'ambiente. Di conseguenza, la temperatura interna del sistema potrebbe non aumentare tanto quanto si verificherebbe in un sistema chiuso, a causa della perdita di calore verso l'esterno. Inoltre, lo scambio termico incide sull'aumento dell'entropia all'interno del sistema. Sebbene la combustione della legna provochi un incremento dell'entropia, la dispersione di calore verso l'esterno può portare a un aumento meno marcato dell'entropia interna. Simultaneamente, l'entropia dell'ambiente esterno aumenta, riflettendo l'assorbimento di calore dal sistema. Questo interscambio di energia termica con l'ambiente modifica la direzione e l'intensità dei flussi di energia e può avere un impatto sul comportamento termodinamico complessivo del sistema. Lo scambio di calore può influenzare anche la velocità della reazione di combustione e la composizione dei prodotti risultanti. Ad esempio, un rapido raffreddamento potrebbe alterare il rapporto tra i vari gas prodotti o la quantità di cenere formata.
Quindi nella combustione per il primo principio della termodinamica qualcosa si conserva – l’energia totale del sistema – pur trasformandosi qualcos’altro ovvero la qualità dell’energia o meglio: la forma. Severino, come riportato all’inizio è intransigente su questo. La forma varia, quindi non si conserva, e diventa niente. Quella variazione della forma è ben descritta dal secondo principio della termodinamica che concepisce la materia “legna” un oggetto i cui legami chimici lo rendono una forma di energia più ordinata e utilizzabile della cenere che invece appartiene ad uno stato entropico più elevato – il calore è una forma ancora più disordinata. Questo processo è irreversibile e ha a che fare con quella che alcuni studiosi chiamano freccia del tempo per cui né si vedranno mai tazzine rotte sul pavimento ricomporsi e saltare sul tavolo né si vedrà mai la cenere trasformarsi in legna. Il secondo principio della termodinamica non vieta il riavvolgersi del nastro con i fotogrammi di ciò che avviene durante la combustione (inversione della freccia termodinamica del tempo), ma ci dice che ciò è enormemente improbabile poiché le configurazioni della materia cenere più le forme di energia (calore, radiazione) sono molte di più delle configurazioni della legna (ancora non coinvolta nella combustione). Per la termodinamica il sistema va verso l’equilibrio termodinamico dove qualsiasi processualità si arresta. Qui si potrebbero aggiungere considerazioni sulla legna che, quando era albero, come prodotto di una “forma di vita” è un sistema lontano dall’equilibrio termodinamico (vedi i lavori di Ilya Prigogine) e che gli esseri viventi, rispetto ai sassi, acquisiscono materia ed energia sotto forma di cibo, aria nella respirazione, etc. proprio per rimanere lontani da quell’equilibrio e per contrastare localmente il secondo principio della termodinamica. Ma ciò ci porterebbe ai cicli metabolici e all’autopoiesi di Humberto Maturana e Francisco Varela, quindi molto lontano.
Ora possiamo domandarci se quell’energia che cambia forma sia considerabile come una essenza immutabile mentre la forma che varia sia una modalità del processuale che appare. In altre parole, mentre il primo principio testimonia l’eternità dell’essente energia (insieme all’identità con la materia data dalla famosa relazione di Einstein E=mC²) che appare secondo differenti determinazioni (albero, legna, casa, …), il secondo principio ne decreta la processualità dove tutte le configurazioni della materia sono lì nel cerchio infinito e sono sempre state lì (sono ma non appaiono), ma appaiono nel finito solo quelle configurazioni che interpretiamo come “equilibrio termodinamico”.
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