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martedì 9 luglio 2024

L'estetica del vuoto - Giangiorgio Pasqualotto

 


La lettura del libro "L'estetica del vuoto" di Giangiorgio Pasqualotto mi ha illuminato, infondendomi il giusto spirito interiore con cui intraprendere un viaggio di lavoro in Giappone e vivere la cultura giapponese.
 
In copertina c'è l'ensō (円相, in giapponese “cerchio”) ovvero l’immagine di un cerchio che molto spesso ricorre nell’arte Zen. Viene di solito disegnato con inchiostro (sumi) di china su fogli di carta di riso (washi) o su seta con un apposito pennello (fude).
Disegnare un ensō significa essere un tutt’uno in quel preciso momento in cui si traccia la pennellata con il proprio corpo e il proprio spirito. Non vi sono rigide regole formali: alcuni ensō possono essere chiusi, in altri la pennellata può sfumare lasciandolo aperto. Può essere perfettamente simmetrico o molto sbilanciato; può essere dipinto con una pennellata sottile e leggera o con una grossa e spessa.
 
Gli ensō spesso vengono lasciati “incompleti”. Il cerchio non è chiuso e ciò ha un’importante valore allegorico, alludendo ad un'apertura all’infinito, a qualcosa di più grande non separato dal Tutto.
 
I livelli di comprensione e di significato di questo simbolo possono essere molteplici:
  • l’eterno mutamento ciclico, espresso dal cerchio;
  • l’unione tra i due opposti espressa dall’unione del pieno del cerchio con il vuoto all’interno;
  • l’unione dell’inizio e della fine, dell’alfa e dell’omega;
  • la forza, l’Universo, l’Illuminazione, il Vuoto; il simbolo sacro del buddismo Zen.
 
L’immagine di un ensō è — nel pieno dello spirito Zen — soprattutto il frutto della mente di chi lo dipinge. Un ensō permette di guardare nella mente di chi gli dà vita.
Dipingere un ensō è un atto di immedesimazione totale, un atto di presenza mentale e consapevolezza, dove non c’è più distinzione tra soggetto percipiente e oggetto percepito: il soggetto diviene l’oggetto e l’oggetto il soggetto.
 
«Lo spirito deve essere tondo e il principio con cui si scrive è il cerchio.»
— He Shao Ji (1799–1873)
 
Nella cultura giapponese il senso del vuoto è di fondamentale importanza. Il vuoto è sempre nel mezzo, è l’intervallo tra due cose, lo spazio tra due oggetti, il silenzio tra un suono e l’altro.
 
Il vuoto è pieno di senso e ha una sua estetica espressa dal termine MA (間). Il carattere ideogrammatico con cui si scrive il MA (間) è un sole al centro di una porta. Esso ha derivazione cinese (buddhismo e taoismo) ed il suo significato è connesso a quello di spazio. Tale ideogramma una volta giunto in Giappone ha assunto anche il significato di tempo e molti altri significati annessi.

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