Testare le capacità teoretiche di un modello di linguaggio artificiale ad un primo acchito potrebbe sembrare un giochetto non-sense poiché si sa, “la macchina non ha una vera comprensione di ciò che dice”. Peraltro, se interrogata, anche la macchina è la prima a sostenere tale affermazione. In un precedente mio post ho anche spiegato che le operazioni alla base della generazione del teso da parte di ChatGPT e simili sono di tipo statistico-probabilistico e certamente qui non lo nego. Tuttavia, se avrete la pazienzae la perseveranza di arrivare sino in fondo, vi prometto che ciò che vado a mostravi è molto interessante. Però prima un paio di premesse anche a carattere prospettico.
Vi mostrerò come ChatGPT non solo conosce la logica dialettica (almeno nella forma Hegeliana) – e questo è pacifico in quanto in tutti i libri che i ricercatori di Open AI gli hanno dato da “leggere” chissà quante volte l’avrà letta e pure ripassata – ma la applica anche come ragionamento on-line (seduta stante).
Anticipazione: cercheremo di stabilire se ChatGPT “sa” aggirare le antinomie o no, e ciò potrebbe interessare molto a chi conosce la confutazione severiniana alla teoria dei tipi di Russell riportata ad esempio in Tautótes (pag. 203).
Per inciso quanto qui riporterò è il risultato di una interazione con la versione GPT-4, il modello di linguaggio artificiale più potente di cui l’umanità possa disporre attualmente e pubblicamente. Tutti gli altri modelli hanno “capacità di ragionamento” di gran lunga inferiori (è probabile che se farete lo stesso gioco con Bard, vi farà innervosire…).
È importante, per comprendere le potenzialità straordinarie che possiedono oggi le IA come ChatGPT, guardare le cose da una prospettiva ampia.
Innanzitutto, sebbene ChatGPT sia una IA avanzata basata su Reti Neurali Artificiali, essa fondamentalmente risulta essere:
Un algoritmo (insieme finito di operazioni) che in ultima analisi è una macchina di Turing.
In quanto macchina di Turing l’algoritmo esegue operazioni in logica Booleana assimilabili alla logica formale.
In quanto algoritmo esso è un programma che risiede su un computer il cui hardware e la circuitistica sono organizzate in maniera da sviluppare inferenze logiche di tipo classico/Booleano tramite le cosiddette porte logiche (circuiti logico-digitali).
In quanto programma sofisticato esso mima la generazione di inferenze di tipo statistico: data una parola della finestra di contesto la prossima parola generata dipenderà statisticamente dalle parole precedenti. In ultima analisi ChatGPT è un programma che risiede su un computer capace di mimare delle leggi statistiche.
È altresì noto che la cosiddetta “logica dialettica” è qualcosa di difficilmente formalizzabile e molti autori sostengono che tutti i tentativi di formalizzarla sono falliti (vedi F. Berto). Si potrebbe azzardare a dire che qualsiasi formalizzazione è un modo dell’”isolamento semantico” e formalizzare la logica dialettica è un compito impossibile. Rimanendo, quindi, a quanto riportato dagli studiosi, non esiste ancora un modo compiuto di formalizzare la dialettica (logica). E di sicuro i circuiti digitali in un computer non sono dialettici. Sappiamo, inoltre, che Severino direbbe che la logica formale o isolante è negazione della struttura originaria della Necessità.
Andiamo al dunque. Vediamo come ChatGPT se la cava ad imitare un ragionamento dialettico. Se la risposta dovesse essere “sì”, allora ci si può chedere: dov’è finito quell’ammasso di algoritmi e circuiti logico-digitali che implementano la logica formale?
Vi mostrerò come ChatGPT non solo conosce la logica dialettica (almeno nella forma Hegeliana) – e questo è pacifico in quanto in tutti i libri che i ricercatori di Open AI gli hanno dato da “leggere” chissà quante volte l’avrà letta e pure ripassata – ma la applica anche come ragionamento on-line (seduta stante).
Anticipazione: cercheremo di stabilire se ChatGPT “sa” aggirare le antinomie o no, e ciò potrebbe interessare molto a chi conosce la confutazione severiniana alla teoria dei tipi di Russell riportata ad esempio in Tautótes (pag. 203).
Per inciso quanto qui riporterò è il risultato di una interazione con la versione GPT-4, il modello di linguaggio artificiale più potente di cui l’umanità possa disporre attualmente e pubblicamente. Tutti gli altri modelli hanno “capacità di ragionamento” di gran lunga inferiori (è probabile che se farete lo stesso gioco con Bard, vi farà innervosire…).
È importante, per comprendere le potenzialità straordinarie che possiedono oggi le IA come ChatGPT, guardare le cose da una prospettiva ampia.
Innanzitutto, sebbene ChatGPT sia una IA avanzata basata su Reti Neurali Artificiali, essa fondamentalmente risulta essere:
Un algoritmo (insieme finito di operazioni) che in ultima analisi è una macchina di Turing.
In quanto macchina di Turing l’algoritmo esegue operazioni in logica Booleana assimilabili alla logica formale.
In quanto algoritmo esso è un programma che risiede su un computer il cui hardware e la circuitistica sono organizzate in maniera da sviluppare inferenze logiche di tipo classico/Booleano tramite le cosiddette porte logiche (circuiti logico-digitali).
In quanto programma sofisticato esso mima la generazione di inferenze di tipo statistico: data una parola della finestra di contesto la prossima parola generata dipenderà statisticamente dalle parole precedenti. In ultima analisi ChatGPT è un programma che risiede su un computer capace di mimare delle leggi statistiche.
È altresì noto che la cosiddetta “logica dialettica” è qualcosa di difficilmente formalizzabile e molti autori sostengono che tutti i tentativi di formalizzarla sono falliti (vedi F. Berto). Si potrebbe azzardare a dire che qualsiasi formalizzazione è un modo dell’”isolamento semantico” e formalizzare la logica dialettica è un compito impossibile. Rimanendo, quindi, a quanto riportato dagli studiosi, non esiste ancora un modo compiuto di formalizzare la dialettica (logica). E di sicuro i circuiti digitali in un computer non sono dialettici. Sappiamo, inoltre, che Severino direbbe che la logica formale o isolante è negazione della struttura originaria della Necessità.
Andiamo al dunque. Vediamo come ChatGPT se la cava ad imitare un ragionamento dialettico. Se la risposta dovesse essere “sì”, allora ci si può chedere: dov’è finito quell’ammasso di algoritmi e circuiti logico-digitali che implementano la logica formale?
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